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moltiplicazione per innesto


Questa pratica viene utilizzata anche per curare, far crescere più velocemente o per migliorare l’estetica delle piante grasse. Spesso nei vivai capita di vedere delle formazioni fiorali proprio sul fusto troncato di netto di qualche cactacea: queste formazioni sono di solito il risultato di innesti ben riusciti.

Cosa significa quindi innestare? Significa togliere una porzione di vegetale, chiamata marza, da una pianta, per inserirla, ovvero innestarla, su un’altra pianta definita soggetto, in modo che i tessuti delle due parti si tocchino e possano saldarsi insieme.
La marza ed il soggetto devono essere affini, cioè devono provenire dalla stessa famiglia di piante: cactacee con cactacee, e così via.
I vegetali che si possono innestare sono quelli dotati di cambio, ovvero un tessuto meristematico vascolare e cibroso. Perciò non tutte le piante grasse si prestano all’innesto (per esempio Agave e Aloe non sono adatte), mentre è molto utilizzato per le cactacee. Per semplificare si può dire che sono innestabili tutte le piante dicotiledoni.

Il periodo più adatto per praticare un innesto è la fase di pieno vigore vegetativo, quando il tessuto del cambio ha ottime probabilità di saldarsi, è cioè dall’inizio della primavera fino ad agosto. Gli innesti eseguiti al di fuori di questo periodo attecchiscono molto raramente.

È bene scegliere con attenzione anche il soggetto: è bene evitare i soggetti troppo vecchi, deboli o danneggiati.
Come realizzare in pratica un innesto in questo post.

1 commento:

  1. capsco sulle piante da frutto ma.... perche' sulle piante grasse????????

    e' inutile!!!!

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